Quando l’odio (come il clima) surriscalda la ragione e raffredda il cuore.
Sebbene la signora Elvira Zanrosso sia stata
(sbrigativamente e semplicisticamente) definita dai giornali come la “nonna hater”,
la sua non è una storia da “Arsenico e vecchi merletti”. È sotto processo al
tribunale di Palermo, accusata insieme ad altre 30 persone di vilipendio al
capo dello Stato per le offese scritte sui social: minacce di morte - neanche
troppo velate - in riferimento all’omicidio del fratello Piersanti. E in che
occasione poi? Post e commenti scritti dopo che Mattarella aveva (avrebbe)
rifiutato Paolo Savona al ministero dell’economia. E, ancora, che cosa c’entra
la Zanrosso con Paolo Savona? Perché una signora bene della borghesia bolognese
era così dispiaciuta di questa “mancata nomina”, tanto da andare su tutte le
furie e postare pubblicamente insulti sul Web? Davanti al magistrato ha
risposto che lo ha fatto senza pensarci (questo è banale, dicono tutti così) ma
ha aggiunto due cose interessanti: la prima è quella di riconoscersi, a sua
volta, come “vittima”. Di cosa? Del clima di odio instauratosi in quei giorni
nei confronti del capo dello Stato. Non occorre ricordare chi lo avesse
fomentato, non è questo che ci interessa ora. La seconda cosa singolare detta
dalla Zanrosso è la seguente: “Alla mia
età ho capito veramente che cos’è la gogna mediatica”.